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Educazione del pensiero e del sentimento, conoscenza della lingua e delle leggi che la governano sono elementi indispensabili a chi scrive

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Academic year: 2021

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Di qui la necessità di scrivere, di qui le battaglie feconde con la parola, perchè riesca specchio fedele di ciò che egli vede e seute nell’intimo dell’animo suo; se allora la coscienza lo avverte ch’egli ha tradotto esattamente se stesso, il piacere più vivo è la conseguenza di quella fatica che egli, da uomo di carattere, ha durata, e leggerà con l’accento caldo della persuasione e dell’affetto, e lo udiranno con piacere i suoi ascoltatori.

Così e non altrimenti succede, qualunque sia il luogo ove la scena si svolge ; dal fanciulletto che nelle scuole elementari scrive il suo raccontino, al celebre autore che medita nel suo scrittoio una grande opera d’arte, il procedimento è sempre il medesimo e la differenza non è che di gradi. Educazione del pensiero e del sentimento, conoscenza della lingua e delle leggi che la governano sono elementi indispensabili a chi scrive ; e queste sono cose a cui la natura ci prepara, ma che non vengono ad essere pienamente nostre se non coll’esperienza, collo studio e col lavoro.

Esiste dunque un’arte dello scrivere , e non è assurdo il cercarne il metodo ed i precetti.

La rettorica. — Dalla radice rie, parlare, venne la parola rettorica , con la quale si intese appunto di significare l’arte di dire e di scrivere. Per fondarla bisognò attingere a due sorgenti : da una parte, nei capolavori degli uomini di genio si osservarono le pratiche che questi avevano seguito per arrivare a tanta eccellenza, dall’altra si studiarono le facoltà e le passioni dello spirito umano per trovar il modo di dirigerle o di frenarle mediante la parola, secondo il bisogno.

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Ne scrissero, fra gli antichi, Platone nel suo dialogo Gorgia, Aristotele nel trattato della Rettorica, Cicerone in parecchi libri suoi, Dionigi d’Aliearnasso nel trattato Della collocazione delle parole , Quintiliano nelle Istituzioni oratorie , Longino a cui si attribuisce un trattato Del sublime; e i moderni, meno poche eccezioni, non fecero che ripetere o amplificare o adattare ai nuovi bisogni quanto quei valentuomini avevano scritto. Oggidì contro questa rettorica si levano voci autorevoli che la gridano una cosa vieta, inutile e anche dannosa.

Si dice che la scienza moderna l’ha abbattuta, che è un’aberrazione il pretendere di fissare norme immutabili a ciò che varia continuamente, che bisogna lasciare la sua libertà all’arte, che i pensieri e i sentimenti, quando ci souo, trovano nella natura stessa il modo migliore di manifestarsi, e che per questo non v’ha bisogno di regole e di precetti. Parole d’oro, quando siano intese con discrezione; ma hanno anche il gran guaio di ribadire in capo a molti, e massimamente ai giovani svogliati, il comodo errore che il cosi detto talenta naturale basti ad ogni uopo, e che ogni norma per bene avviare il pensiero e il sentimento, ogni studio di modelli, ogui fatica fatta intorno alle leggi che governano la lingua e lo stile siano pastoie ridicole, non buone ad altro che a soffocare la libertà dello spirito.

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